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Un segreto per i comunicatori: amare Cristo

Intervista a padre Raniero Cantalamessa

ROMA, martedì, 19 giugno 2007 (ZENIT.org).- Viviamo nell’era della comunicazione, ma ciò nonostante assistiamo a un aumento del grado di incomunicabilità tra le persone, afferma il predicatore della Casa pontificia.

Padre Raniero Cantalamessa sostiene che il ricorso ai mezzi di comunicazione per evangelizzare può aiutare a risolvere gli aspetti negativi propri del nostro mondo della comunicazione.

In questa intervista rilasciata a ZENIT, il frate cappuccino parla dei problemi connessi con i media e del segreto per i cattolici impegnati nel mondo della comunicazione.

Qual è la sua percezione dei mezzi di comunicazione di oggi?

Padre Cantalamessa: La caratteristica dei nostri giorni e della nostra epoca, il suo più brillante successo, è l’informazione, la comunicazione di massa: stampa, cinema, televisione, Internet, telefonia mobile.

I mezzi di comunicazione di massa sono i grandi protagonisti del momento. Chiunque può, in ogni momento del giorno o della notte, sapere cosa sta avvenendo nel mondo e mettersi in contatto con qualcun altro in qualsiasi punto del pianeta. Tutto questo è segno di un grande progresso e dobbiamo quindi essere grati a Dio per la tecnologia che lo ha reso possibile. Tuttavia, esistono alcuni aspetti negativi e alcuni gravi pericoli relativi al mondo della comunicazione di oggi.

Cosa intende esattamente con questo?

Padre Cantalamessa: I mezzi di comunicazione sono orientati al consumismo, nel senso che incoraggiano le persone a consumare e sono a loro volta consumati e fine a se stessi. I media operano su un piano esclusivamente orizzontale. Le persone scambiano tra loro le notizie e, poiché siamo esseri effimeri e transitori, anche le notizie sono egualmente effimere. Ciascuna di esse si sostituisce a quella che l’ha preceduta.

Ma alla crescita delle comunicazioni si affianca una crescente esperienza di incomunicabilità. Le comunicazioni sono limiate ai suoni, ai rumori. I rumori ci assicurano di non essere soli; ma vi è una carenza di comunicazione di tipo verticale e creativa, una totale assenza degli altri. I mezzi di comunicazione diventano uno specchio che riflette l’immagine della miseria umana e l’eco del vuoto umano.

In breve, i moderni mezzi di comunicazione producono tristezza. I media pongono un accento molto maggiore sul lato tragico e maligno del mondo, a discapito degli aspetti buoni e positivi.

Quali altri rischi vede nei mezzi di comunicazione di massa?

Padre Cantalamessa: I mezzi di comunicazione ci propongono costantemente immagini di ciò che noi potremmo essere ma che non siamo, di ciò che noi potremmo fare ma che non facciamo. Questo provoca una reazione di rassegnata frustrazione e di accettazione passiva del proprio destino, o al contrario un impellente volontà di emergere dall’anonimato e di imporre se stessi sugli altri.

Un altro aspetto negativo dei mezzi di comunicazione, che emerge soprattutto nello spettacolo, è lo sfruttamento dell’immagine della donna, l’abuso che se ne fa del suo corpo e, in generale, l’immagine negativa del rapporto tra i due sessi.

Ci può descrivere le caratteristiche di una comunicazione secondo la visione cristiana, in grado di controbilanciare i metodi e i contenuti dei mezzi di comunicazione attuali?

Padre Cantalamessa: Io credo che il Vangelo ci possa aiutare a cambiare questa situazione. È la Buona Novella dell’amore di Dio per l’umanità. Dio ci conosce perfettamente, ma egli non usa questa conoscenza per giudicarci. Se ci corregge lo fa per amore.

Posso dire, come francescano, che dobbiamo contribuire a diffondere la speranza e la gioia. Francesco è l’uomo della felicità perfetta, il cantore di Dio. Non una felicità illusoria, quindi, ma una felicità fondata sulla speranza. Dobbiamo insistere su questo fondo di fede, su una profonda unione con Cristo e, in particolare, con la croce di Cristo.

Esiste quindi un segreto per una comunicazione cattolica?

Padre Cantalamessa: Se vogliamo evangelizzare attraverso i mezzi di comunicazione di massa, il segreto è molto semplice: essere innamorati di Cristo.