Slide 15 Slide 2 Foto di Filippo Maria Gianfelice

Riscoprire il proprio battesimo - Domenica del Battesimo di Gesù

Isaia 55,1-11; 1 Giovanni 5,1-9; Marco 1,7-11
Gesù aveva forse bisogno, anche lui, di essere battezzato come noi? No certamente. Egli volle, con quel gesto, mostrare che si era fatto uno di noi in tutto. Soprattutto voleva porre termine al battesimo «di acqua» e inaugurare quello «di Spirito». Nel Giordano non fu l’acqua che santificò Gesù, ma Gesù che santificò l’acqua. Non solo l’acqua del Giordano, ma quella di tutti i battisteri del mondo.
La festa del Battesimo di Gesù è l’occasione annuale per riflettere sul nostro battesimo. Nell’opinione di molta gente il battesimo viene spiegato come un entrare a far parte di una realtà umana – la Chiesa – di cui forse non si condividono tutte le posizioni; viene visto solo nella sua dimensione orizzontale. Di qui tante crisi e abbandoni e oggigiorno perfino richieste di cancellare il proprio nome dal registro dei bat¬tesimi. Ma il battesimo è infinitamente di più. È entrare in una relazione stabile con Dio Padre come figli, con Gesù come membra del suo corpo, con lo Spirito Santo come suo tempio. Il bambino viene battezzato nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, non nel nome del Papa, dei vescovi e dei sacerdoti!
Una domanda che spesso la gente si pone circa il battesimo è: perché battezzare i bambini da piccoli? Perché non aspettare che siano grandi e decidano loro stessi liberamente? È una domanda seria, ma può nascondere un inganno. Nel procreare un figlio e nel dargli la vita, forse che i genitori gli chiedono prima il permesso? Convinti che la vita è un dono immenso, suppongono giustamente che il bambino un giorno sarà loro grato per esso. Non si chiede il permesso a una persona quando si tratta di fargli un dono e il battesimo è essenzialmente questo: il dono della vita fatto all’uomo per i meriti di Cristo.
Certo, tutto questo suppone che i genitori siano essi stessi credenti e intendano aiutare il bambino a sviluppare il dono della fede. La Chiesa riconosce a essi una competenza decisiva in questo campo e non vuole che un bambino sia battezzato contro la loro volontà.
Nessuno, del resto, dice oggi che, per il semplice fatto di non essere battezzato, uno sarà condannato e andrà all’inferno. I bambini morti senza battesimo, come pure le persone vissute, senza loro colpa, fuori della Chiesa, possono salvarsi (queste ultime, s’intende, se vivono secondo i dettami della propria coscienza). Dimentichiamo l’idea del limbo, come il mondo senza gioia e senza pena in cui finirebbero i bam¬bini non battezzati. La sorte dei bambini non battezzati non è diversa da quella dei Santi Innocenti che abbiamo festeggiato subito dopo Natale. Il motivo di ciò è che Dio è amore e «vuole che tutti siano salvi», e Cristo è morto anche per loro!
Diverso è il caso di chi trascura di ricevere il battesimo solo per pigrizia, o noncuranza, pur avvertendone magari, in fondo alla coscienza, l’importanza e la necessità. In questo caso conserva tutta la sua serietà la parola di Gesù: solo «chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo».
Ci sono sempre più persone nella nostra società che, per vari motivi, non sono state battezzate da bambini. Per venire incontro a questa situazione, la Chiesa dà molta importanza oggi alla cosiddetta «iniziazione cristiana degli adulti». Questa offre al ragazzo o all’adulto non battezzato, l’occasione di istruirsi, prepararsi e decidere in tutta libertà. Il battesimo esprime il suo significato pieno, proprio quando è voluto e deciso personalmente, come una adesione libera e consapevole a Cristo e alla sua Chiesa, anche se non bisogna assolutamente misconoscere la validità e il dono che rappresenta l’essere battezzati da bambini, per i motivi che ho spiegato sopra. Personalmente sono grato ai miei genitori di avermi fatto battezzare nei primi giorni di vita. Non è la stessa cosa vivere l’infanzia e la giovinezza con la grazia santificante, o senza di essa!