Siracide 24,1-4.8-12; Efesini 1,3-6.15-18; Giovanni 1,1-18
Il Vangelo di questa domenica è il Prologo di Giovanni che comincia con le solenni parole: «In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio». L’evangelista che proietta Gesù così in alto è lo stesso che lo riporta, alla fine, vicinissimo a noi, dicendo: «E il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi».
La piramide è stata rovesciata! Le vie umane di salvezza, antiche e moderne, filosofiche o religiose, hanno sempre posto Dio in cima a una piramide ideale, sforzandosi di arrivare fino a lui con i propri sforzi speculativi o ascetici, senza raggiungerlo mai, o raggiungendo un simulacro e un’idea di Dio, al posto del Dio vivente e santo della Bibbia. Incarnandosi, Dio ha rovesciato la piramide; si è messo lui alla base, si è fatto “pietra angolare” dell’edificio (Efesini 2,20), ci ha presi su di sé e “sostiene tutto con la potenza della sua parola “ (Ebrei 1,3).
“Nessun dio può mescolarsi con gli uomini”, aveva sentenziato Platone e Aristotele aggiungeva che Dio “muove il mondo in quanto amato” (non in quanto ama!). In altre parole, l’uomo può e deve andare verso Dio, ma Dio non può andare verso l’uomo, si degraderebbe se lo facesse. Sullo questo sfondo religioso si capisce meglio la rivoluzione portata dall’incarnazione e lo scandalo da essa provocato. “Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi, mandando il suo Figlio…Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo” (1 Giovanni 4,10.19). Come dire: noi possiamo andare a Dio perché Dio è venuto prima verso di noi.
Anche il concetto greco della “imitazione di Dio” è rovesciato. Se l’uomo può imitare Dio, è perché Dio per primo ha “imitato” l’uomo, come dice poeticamente Charles Péguy: “Si parla sempre, dice Dio, dell’imitazione di Gesù Cristo…Ma non bisognerebbe dimenticare che mio Figlio aveva cominciato con quella singolare imitazione dell’uomo. Quando così fedelmente, così perfettamente rivestì la sorte mortale. Imitò il nascere. E il vivere. E il morire” (Il mistero dei Santi Innocenti). Alla pretesa dell’uomo di essere “come Dio” (Genesi 3,5), Dio ha risposto facendosi “come l’uomo”.
La piramide, rovesciata una volta per sempre con la venuta di Dio in terra, tende purtroppo, dentro di noi, a tornare sempre nell’antica posizione in cui l’ha messa il peccato e la presunzione umana. Il panorama religioso del nostro tempo è pieno di proposte che pongono Dio al termine di lunghi e tortuosi viaggi di ricerca, ignorando ciò che dice Giovanni al termine del Vangelo odierno: “Dio nessuno l’ha mai visto: il Figlio unigenito che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato” (Giovanni 1, 18). Anche tra i cristiani, quanti vivono come se il Verbo non si fosse ancora fatto carne, con l’idea di un Dio lontano a cui non si può arrivare se non ricorrendo all’intercessione dei santi, o accendendo qualche candela!
Nella prima settimana dell’anno in cui cade la presente domenica, precisamente il 4 Gennaio, si celebra la memoria di una grande mistica, la Beata Angela da Foligno, morta nell’anno 1309. “Intorno alla festa del Natale, scrive un testimone oculare, presso il tempo in cui ella passò a Cristo, disse: “Il Verbo si è fatto carne”. Tacque per una lunga ora e poi, come arrivando da molto lontano, aggiunse: “Oh! Ogni creatura viene meno! Tutta l’intelligenza degli angeli non basta!” Le fu chiesto da noi: “In che cosa viene meno ogni creatura? A che cosa non basta l’intelligenza degli angeli?”. Rispose: “A comprendere!”.
Aveva ragione. L’incarnazione di Dio è il più bello, il più consolante, ma anche il più “incomprensibile” tra i misteri della nostra fede.