2 Samuele 7,1-5.8b-12.14a.16; Romani 16,25-27; Luca 1,26-38
Il brano evangelico è il racconto dell’Annunciazione che ha il suo vertice nelle parole della Vergine: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». Con queste parole Maria ha fatto il suo atto di fede. Ha accolto Dio nella sua vita, si è affidata a Dio. È come se Maria avesse detto: «Eccomi, sono come una tavoletta incerata: Dio scriva su di esso tutto ciò che vuole». Nell’antichità si scriveva su tavolette incerate; noi oggi diremmo: «Sono un foglio di carta bianca: Dio scriva pure su di me tutto quello che vuole».
Si potrebbe pensare che quella di Maria fu una fede facile. Diventare la madre del Messia: non era questo il sogno di ogni fanciulla ebrea? Ma ci sbagliamo. Quello è stato l’atto di fede più difficile della storia. Chi le crederà quando dirà che il bimbo che porta in grembo è «opera dello Spirito Santo»? Questa cosa non è successa mai prima di lei, non succederà mai dopo di lei. Maria conosceva bene ciò che era scritto nella legge mosaica: una ragazza che il giorno delle nozze non fosse stata trovata in stato di verginità, doveva essere portata immediatamente davanti all’uscio della casa paterna e lapidata (Deuteronomio 22,20 s.). Maria sì che ha conosciuto «il rischio della fede»!
La fede di Maria non è consistita nel fatto che ha dato il suo assenso a un certo numero di verità, ma nel fatto che si è fidata di Dio; ha detto il suo «fiat», a occhi chiusi, credendo che «nulla è impossibile a Dio».
Veramente, Maria non ha mai detto «fiat», perché non parlava latino e neppure greco. Quello che con tutta probabilità uscì dalle sue labbra è una parola che tutti conosciamo e ripetiamo spesso. Ha detto «Amen»! Questa era la parola con cui un ebreo esprimeva il suo assenso a Dio, la piena adesione al suo piano.
Maria non ha dato il suo assenso con mesta rassegnazione, come chi dice tra sé: «Se proprio non si può fare a meno, ebbene, si faccia la volontà di Dio». Il verbo messo in bocca alla Madonna dall’evangelista (genoito) è all’ottativo, un modo che, in greco, si usa per esprimere gioia, desiderio, impazienza che una certa cosa avvenga. L’amen di Maria fu come il «sì» totale e gioioso che la sposa dice allo sposo, il giorno delle nozze. Che sia stato il momento più felice della vita di Maria, lo deduciamo anche dal fatto che, ripensando a quel momento, ella intona di lì a poco il Magnificat che è tutto un canto di esultanza e di gioia.
Sant’Agostino ha detto che «Maria ha concepito per fede e ha partorito per fede»; anzi, che «concepì Cristo prima nel cuore che nel corpo». Noi non possiamo imitare Maria nel conce¬pire e dare alla luce fisicamente Gesù; possiamo e dobbiamo, invece, imitarla nel concepirlo e darlo alla luce spiritualmente, me¬diante la fede. Credere è «concepire», è dare carne alla parola. Ce lo assicura Gesù stesso, dicendo che chi accoglie la sua parola diventa per lui «fratello, sorella e madre» (Marco 3,33).
Il Vangelo dell’Annunciazione mi suggerisce una riflessione che spero non sembri irriverente verso la Madonna. Maria fu quello che oggi chiameremmo una «ragazza madre». Una ragazza madre speciale, ma sempre una ragazza madre. Ha sperimentato qualcosa di quello che sperimentano le ragazze madri o le cosiddette «single» di oggi. Nessuno perciò può comprenderle ed essere loro vicino come la Madre di Cristo, se ricorrono a lei. Ella le incoraggia a difendere la vita che portano in grembo contro tutto e contro tutti, se necessario, anche a costo di sacrifici e di umiliazioni. Gesù ha detto: «Chi accoglie uno di questi piccoli accoglie me» e io credo che la sua parola si applica oggi in modo particolare a questi piccoli fiori, così facili ad essere recisi.