2003-12-08- Triuggio-Esercizi spirituali per religiosi
Ci sono nel Vangelo, per così dire, due Gesù: un Gesù pubblico che agisce, che parla, che fa miracoli, che scaccia i demoni,e un Gesù segreto, intimo, io lo chiamo il “Gesù nascosto tra le righe del Vangelo”; è il Gesù che prega, il Gesù che parla con il Padre suo, il Gesù intimo. Come è facile non accorgersi di questo Gesù! Leggere il Vangelo e non cogliere questo Gesù intimo, profondo, in dialogo con il Padre. Questa immagine di Gesù che sul monte, o altrove,in solitudine prega il Padre mi affascina! Eppure io ho una grande difficoltà a parlare di questa cosa, perché io non so pregare.
Ho chiesto al Signore:”Ma perché mi fai parlare di cose che io non ho? Perché mi dai questa croce che io devo dare agli altri le cose che io non ho? E il Signore mi ha risposto: “Perché non si parla bene, non si parla con il fuoco, con desiderio delle cose che si posseggono, ma delle cose che si desiderano”. Io desidero questa cosa, e forse il Signore mi lascerà con questa cosa, io spero non a lungo, affinché io ne parli con sempre più fuoco, perché io la desidero con voi: imparare a pregare.
Noi allora impariamo a pregare guardando a Gesù. Lasciamoci guidare dal Vangelo di Luca, non perché questo sia l’unico che parla di Gesù che prega, ma perché è quello che ne parla più spesso.
Incominciamo con il battesimo di Gesù. Dice Luca:”Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo stava in preghiera il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea come di colomba e vi fu una voce nel cielo: tu sei il mio figlio prediletto in te mi sono compiaciuto.” (Luca 3,21-22).
Forse non avevamo mai fatto caso che il battesimo di Gesù è un mistero di preghiera: “mentre stava in preghiera” “il cielo si aprì”. Fu la preghiera di Gesù a far aprire il cielo e a fare discendere per la prima volta in maniera visibile e pubblica lo Spirito Santo, l’effusione su Gesù, perché anche Gesù ebbe la sua effusione dello Spirito, il prototipo di ogni effusione dello Spirito è questa.
Gesù aveva lo Spirito Santo fin dall’inizio, ma non aveva questo Spirito Santo che gli fu dato nel battesimo, questa pienezza che era in vista della sua missione messianica che iniziava lì. E’ lì che il Signore Gesù, nella sua maturazione in età, grazia e sapienza, giunse alla piena coscienza, non solo che era il Messia, ma che sarebbe stato il Messia sofferente, umile e obbediente. E per questa missione gli fu dato lo Spirito Santo.
Al capitolo 5 versetto 16 del Vangelo di Luca leggiamo:” La sua fama si diffondeva sempre di più. Folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro infermità, ma Gesù si ritirava in luoghi solitari a pregare”. Gesù non si lascia travolgere dalla folla che viene per ascoltarlo e per farsi guarire, ma si ritira a pregare. In quel momento le folle non venivano per i “pani”, ma per ascoltarlo e per farsi guarire dalle loro infermità, per un ministero sacerdotale, ma Gesù aveva fatto abbastanza e si ritirava in preghiera. Al capitolo successivo 6,12:”In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione”. Ecco il Gesù nascosto! “Quando fu giorno chiamò a sè i suoi discepoli e ne scelse dodici ai quali diede il nome di apostoli”. Gesù fa di giorno quello che di notte ha visto in preghiera essere la volontà del Padre.
Al capitolo 9 versetti 18 e 28-29.”Un giorno mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare i discepoli erano con lui pose loro questa domanda:”Chi sono io secondo la gente?”. “Otto giorni dopo questi discorsi prese con sè Pietro, Giacomo e Giovanni e salì sul monte a pregare e mentre pregava il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante e si udiì una voce dal cielo:”Questi è il mio figlio prediletto, ascoltatelo”.Anche la trasfigurazione è un mistero della preghiera di Gesù.
Gesù andò sul monte a pregare e pregando andò in fiamme. Come nel battesimo pregando squarciò i cieli e ne fece discendere lo Spirito Santo, qui pregando squarcia le pareti della sua umanità ,e la divinità, la luce del Padre, traspare all’esterno e folgora i discepoli che cadono a terra. Gesù non andò sul monte per essere trasfigurato,( questa fu la sorpresa del Padre), ma andò a pregare.
Ancora al capitolo 11,1:”Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: Signore, insegnaci a pregare!.” Ed io mi immagino che i discepoli fecero questa domanda spinti da una cosa ben precisa, non da un ragionamento intellettuale(Giovanni ha insegnato a pregare dunque anche noi dobbiamo imparare a pregare)ma, ciò che suscitò in loro questa domanda fu il vedere pregare Gesù. Vedendo come Gesù pregava, cosa diventava quando pregava, i discepoli si accorsero che loro non avevano mai pregato in vita loro. Ebbero la nostalgia, il desiderio di pregare, di imparare a pregare e Gesù disse pregate così…..
C’è ancora un’ultima annotazione nel Vangelo di Luca, 22,41, 2: “Giunto sul luogo disse loro:pregate per non cadere in tentazione. Poi si allontanò da loro un tiro di sasso e inginocchiatosi pregava:Padre se vuoi allontana da me questo calice.”
Se a queste indicazioni del Vangelo noi aggiungiamo com’è nostro dovere un’altra notizia che non è nei Vangeli, ma che è certa,cioè che Gesù partecipava alla preghiera pubblica, alla preghiera liturgica come ogni pio israelita del suo tempo,che era almeno tre volte al giorno, al mattino al sorgere del sole, nel pomeriggio e la sera prima del riposo,se noi aggiungiamo queste preghiere pubbliche,ufficiali, allora noi abbiamo davanti il quadro di questo altro Gesù di cui parlavo.
Proviamo ad entrare dentro la preghiera di Gesù, cioè dentro i contenuti della preghiera di Gesù, cosa diceva Gesù quando pregava? Ci sono stati periodi nella mia vita in cui pensare a questo Gesù che sta davanti al Padre, (e che vortice d’amore, che vortice di dialogo che doveva esserci tra lui e il Padre!) mi affascinava! Come avrei voluto sapere cosa si dicevano! Vedete, i Vangeli ci danno una risposta a questa domanda perché leggendoli si scopre una cosa curiosa: in tutte le preghiere riferite a Gesù, c’è l’invocazione Abbà!, eccetto una, il grido sulla croce “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato” che è la citazione di un salmo.Tutte le volte che nei Vangeli viene riportata una preghiera di Gesù, il suo vertice è l’invocazione “Abbà”, “papà”.
Questa è la novità della preghiera di Gesù. Nessuno aveva mai osato in Israele pregare chiamando Dio “Abbà”, cioé usando questo diminutivo infantile “papà”. Gesù può farlo perché lui è figlio, e voi sapete che oggi si mettono in dubbio, per una critica filologica, questa volta fondata, quasi tutti i testi nei Vangeli in cui si attribuisce a Gesù durante la vita storica il titolo di figlio di Dio, perché durante la sua vita, probabilmente, Gesù non si è mai definito figlio di Dio e forse neanche gli altri lo hanno chiamato figlio di Dio. Questa è la fede della Chiesa di dopo la Pasqua che si riflette nei Vangeli. Ma c’è una prova sicura che Gesù si riteneva il figlio di Dio e gli altri dovevano essere in grado di riconoscerlo come tale: era la sua preghiera, era il suo coraggio di rivolgersi a Dio chiamandolo “papà”! Questo è un segno della coscienza che Gesù aveva di essere figlio unico di Dio. Ora, se questa è la novità della preghiera di Gesù, la preghiera da questo momento in poi è il grido del figlio che si mette davanti al Padre e lo chiama, papà. Tutto il resto viene da se. Se questa è la novità della preghiera di Gesù noi ci vogliamo chiedere da dove viene questa novità? La Parola di Dio ci risponde: viene dallo Spirito Santo! Era lo Spirito Santo effuso su Gesù nell’incarnazione e poi nella maniera nuova, universale, ecclesiale del battesimo, era lo Spirito Santo effuso nel cuore di Gesù che metteva in moto questo grido:Abbà! In quel momento Gesù esultò nello Spirito Santo e disse:”Ti ringrazio,papà, abbà, signore del cielo e della terra…”(Luca 10,21).
E Paolo conferma questa verità che non è secondaria, è fondamentale, perché ci dice che la preghiera di Gesù era continua e nello Spirito. Nella lettera ai Galati 4,6 dice:” che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del Figlio suo che grida “Abbà Padre”. Allora Paolo, da ciò che avviene nel cristiano, ci fa luce su quello che avveniva in Gesù. Se lo Spirito di Gesù, quando viene in noi, ha come caratteristica di gridare “Abbà”, di darci lo spirito filiale e quindi di farci dire “Abbà”, vuol dire che lo Spirito che era in Gesù faceva questo in lui. Perché, vedete, lo Spirito Santo dentro di noi non potrebbe gridare “Abbà”, lo Spirito per se non può gridare Abbà, perché lo Spirito Santo non è figlio del Padre, procede dal Padre, lo Spirito in prima persona non può dire Abbà. Perché allora grida Abbà dentro di noi lo Spirito Santo? Perché è lo Spirito del Figlio Gesù, è in quanto Spirito donato a Gesù, diventato lo Spirito di Gesù, che il Figlio può gridare anche in noi Abbà.
E così noi dobbiamo ora leggere la preghiera di Gesù come una preghiera pneumatica, spirituale. Ma lo Spirito Santo non c’era solo quando Gesù pregava pieno di esultanza o quando sul monte Tabor si è trasfigurato, lo Spirito Santo era anche con Gesù nel Getsemani, a tirargli fuori dal cuore quel “Abbà, sia fatta la tua volontà”. Ricordate il testo degli Ebrei 9,14 :”Gesù, che con uno spirito eterno offrì se stesso al Padre per purificare le nostre coscienze dalle opere di morte”. Ancora l’epistola agli Ebrei 5,7 dice:” che Gesù nei giorni della sua vita terrena offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime….”
Ora fratelli, torniamo a noi: cosa ci ha insegnato questo sguardo su Gesù che prega? Nient’altro che questo: che noi dobbiamo imitare Gesù e avere una preghiera incessante e spirituale. Perché il senso della Pentecoste è tutto qui. La Pentecoste è l’invio sulla Chiesa dello Spirito di Gesù. Non è l’invio dall’alto della terza persona della Santissima Trinità. Lo Spirito Santo a Pentecoste non viene dall’alto, dall’eternità, viene dalla storia, viene da Gesù. Lo Spirito Santo che era in Gesù di Nazareth, che in lui ha preso pieno possesso dell’umanità, da lui si riversa come profumo che si diffonde in tutta la casa. E questo significa che quelle cose che Gesù ha fatto nei Vangeli, quelle cose deve fare oggi la Chiesa, la Pentecoste rimanda al Vangelo.
Gesù pregava incessantemente e anche noi dobbiamo pregare e pregare continuamente, fratelli sacerdoti e fratelli diaconi. Ricordate quella prima suddivisione dei ministeri nella Chiesa? Che cosa riservarono per se Pietro e gli Apostoli, di cui noi siamo ora, in modi diversi, successori, cosa tennero per se quando ci fu la prima suddivisione di ministeri e carismi? “Noi attenderemo alla preghiera e al Ministero della Parola” Questo episodio poi richiama un episodio analogo del Vecchio Testamento, Esodo 18, quando il suocero di Mosè si rivolse a lui dicendogli: “Mosè tu stai sbagliando! Cosa fai? Ti siedi da mattina a sera ascoltando la gente, non riesci ad ascoltare tutti, non ce la fai a guidare questo popolo. Ascolta questo mio consiglio: scegliti tra tutto il popolo degli uomini integri che temano Dio, essi dovranno giudicare il popolo in ogni circostanza. Quando ci sarà una questione importante la sottoporranno a te mentre essi giudicheranno ogni affare minore, così ti alleggerirai, ed essi ne porteranno il peso con te. Tu cosa farai? Tu sta davanti a Dio nel nome del popolo e presenta le questioni a Dio”.
Fratelli, capiamo o non capiamo? Noi sacerdoti e vescovi della Chiesa non possiamo delegare a nessun altro la preghiera! L’amministrazione sì, la ricostruzione di una chiesa sì, ma la preghiera no! ” Tu stai davanti a Dio per il popolo e presenta tutte le questioni a Dio!”. Quando Israele incontra Amalech è la battaglia per la vita o per la morte. E cosa fa il capo del popolo, Mosè, in quel momento quando il popolo è impegnato allo spasimo nella valle a combattere contro Amalech? Mosè sta sul monte con le braccia elevate a pregare, il popolo lotta con Amalech, Mosè lotta con Dio e la vittoria viene dalla lotta con Dio.
Dice S. Bernardo al Papa :”Non confidare troppo nel grado di preghiera che ora possiedi, esso può deteriorarsi. Temo che in mezzo alle tue occupazioni che sono molte, non avendo speranza alcuna che abbiano fine,la tua anima inaridisca. E’ quindi più prudente che tu ti sottragga a tali occupazioni in tempo piuttosto che essere da esse trascinato a poco a poco là dove non vuoi andare, cioè verso la durezza del cuore. Ecco dove potrebbero condurti queste maledette occupazioni se darai ad esse tutto te stesso senza lasciare per te niente di tuo. Ma poichè tutti ti hanno ha disposizione, siì anche tu uno di quelli che dispongono di te. Ricordati, dunque, non dico sempre,ma almeno qualche volta, di restituire te a te stesso. Usa anche tu di te stesso con tanti altri almeno dopo gli altri”.
E a questo punto, fratelli, lasciate che il mio pensiero si lasci andare ad una visione, una visione che per un certo verso è nostalgica perché mi richiama quel primo periodo della Chiesa quando la comunità era assidua nella preghiera. Per un certo verso vorrebbe essere profetica, perché vorrebbe essere la visione di ciò che sarà il futuro della Chiesa, e la visione mi fa vedere case di vescovi che sono case di preghiera, non di amministrazione, case in cui le persone più care siano quelle che aiutano a pregare. La visione è di parrocchie dove si prega, dove la Chiesa è davvero casa di preghiera di tutto il popolo, non solo per la messa domenicale….Perché per servire la Chiesa occorrono uomini di preghiera. E fratelli miei, Dio ci sta parlando, ci sta ammonendo con tono severo. Il Signore ci ha messo davanti questi laici che stanno ore e ore a pregare, che hanno famiglie, bambini piccoli, impegni a volte travolgenti…noi li guardiamo e non impariamo la lezione. La preghiera deve essere continua, fratelli,ma perché questo non ci tragga in inganno,dobbiamo ricordarci di ciò che dice S.Agostino, che esiste un’altra preghiera oltre la preghiera attuale, (contemplazione, meditazione, preghiera vocale…)esiste la preghiera desiderio:
“Vi è un’altra preghiera, quella interiore, che è il tuo desiderio. Se continuo è il tuo desiderio continua è pure la tua preghiera. Chi desidera Dio e il suo riposo, anche se tace con la lingua, canta e prega con il cuore. Chi non desidera gridi pure quanto vuole, ma per Dio è muto.”
Quindi ci deve essere in noi, acquisita poco a poco, questa preghiera continua di desiderio che deve diventare come un fiume carsico. Voi sapete cosa sono i fiumi carsici? Fiumi che quando trovano un particolare tipo di terreno adatto scorrono in superficie in modo normale, ma quando arrivano su un altro tipo di terreno più friabile, sprofondano sotto terra e finisce il fiume. Il fiume scorre ad un livello molto profondo e nessuno lo vede, poi riemerge quando trova quell’altro tipo di terreno e così deve essere questa preghiera. La preghiera continua deve essere per noi questo fiume carsico, cioè, quando noi abbiamo un certo tipo di disponibilità, di tempo, allora preghiamo in superficie, cioè in superficie della nostra coscienza, con parole, contemplando, inginocchiandoci, cercando di dare quello che possiamo al Signore, quando le occupazioni ci chiamano, perché ci sono anche le occupazioni, quando il ministero, quando lo studio esigono le nostre energie noi non possiamo fare preghiera di questo tipo, allora ecco che la preghiera deve, come il fiume carsico, scendere sotto terra, nel cuore, continuare sotto forma di desiderio che è appena percettibile anche in noi, che però esiste se tu ti accorgi che quando torna l’altro tipo di tempo la preghiera riemerge.
Quanti laici mi dicono:”Ma io non so cosa mi succede, mi sveglio di notte e comincio a pensare a Gesù e mi piace tanto guardare lui che ho paura a riprendere sonno e allora passo tutta la notte così.” Mi diceva un operaio di una sessantina d’anni:”Al mattino dopo, quando mi sveglio, dico a Gesù: Gesù, siccome ho vegliato con te tutta la notte, dammi ora la forza per andare a lavorare. E mi alzo fresco e vado a lavorare. Cosa mi succede,padre, sono matto?” O altri che dicono:”Io mi sveglio al mattino e mi accorgo che sto pregando”
Cos’è questo desiderio che può diventare preghiera continua? E’ una nostalgia di Dio, è un anelito profondo che non ha bisogno sempre di essere espresso a parole, perché quando diventa un abitudine del cuore questo anelito è preghiera.
Ma c’è un’altra cosa che Gesù ci ha insegnato e che mi preme dire: la preghiera di Gesù era continua, ma era spirituale, fatta nello Spirito Santo. Noi dobbiamo rinnovare la nostra preghiera. Chi di noi crede che la sua preghiera non debba essere rinnovata, mi fa molta paura. Gesù ha rinnovato la preghiera grazie allo Spirito Santo che era in pienezza su di lui e che lo faceva gridare Abbà, e questo gli ha permesso di infrangere quella preghiera “pietrificata” che era quella non di tutti gli israeliti, ma della maggioranza dei sacerdoti, dei dotti, degli scribi, dei nostri antenati…
Gesù non ha distrutto la preghiera liturgica, ma l’ha rinnovata, ci ha messo dentro “vino nuovo”. Per esempio, si è notato che la preghiera del Padre Nostro (che è quasi una preghiera ufficiale), è detta in aramaico che era la lingua volgare, non la lingua delle preghiere ufficiali che era l’ebraico.
Gesù ha messo il “vino nuovo” negli “otri vecchi” della preghiera grazie allo Spirito Santo e il segreto del rinnovamento della preghiera è lo Spirito Santo, non è uno sforzo, non è una tecnica, non si tratta di andare a imparare in oriente…Il segreto del rinnovamento della preghiera cristiana cattolica è lo Spirito Santo.
Il Signore mi ha fatto capire che c’è una prima preghiera che è la “preghiera dialogo” in cui noi parliamo e Dio ci risponde attraverso la Bibbia, poi Lui ci parla e noi ascoltiamo. Questa preghiera può essere maggiormente “spiritualizzata”, cioè può essere maggiormente ispirata dallo Spirito Santo, perché “spiritualizzare” significa, appunto, far entrare sempre più come protagonista lo Spirito Santo, lo Spirito del Figlio Gesù che prega. E allora non abbiamo più la preghiera “dialogo”, ma “duetto”, quando “lo Spirito e la sposa dicono a Gesù; vieni!”. Il duetto è quando due persone cantano insieme, all’unisono, e questa è una forma di preghiera in cui noi ci lasciamo guidare dallo Spirito Santo e preghiamo con lo Spirito di Gesù, con le parole di Gesù.
Ma c’è una preghiera ancora più spirituale che io chiamo la “preghiera monologo”: la preghiera in cui prega solo lo Spirito Santo dentro di noi, ce ne parla Paolo in Romani 8 partendo da un’esperienza concreta che anche lui aveva fatto e cioé che noi non sappiamo che cosa ci conviene chiedere.
Ci sono situazioni in cui, obbiettivamente, noi non sappiamo quale sia la cosa migliore da chiedere al Signore, se rimanere in un luogo o cambiare, se essere liberati da una croce o tenerla, in questa situazione in cui noi non sappiamo che cosa sia conveniente domandare, lo Spirito intercede con insistenza per noi con gemiti inesprimibili, Lui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché Egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio. Ecco il segreto! Solo lo Spirito Santo sa il segreto di Dio su di noi, il progetto di Dio su di noi, Lui solo sa qual’è la cosa che Dio ci vuol dare! Allora se noi lasciamo pregare Lui questa preghiera è infallibile! Perché Lui chiede a Dio la cosa che Dio vuole darci.
Quando ho capito questa cosa, ho cominciato a desiderare di presentarmi davanti a Dio come un bambino o una persona illetterata, assolutamente impacciata, goffa che deve andare a parlare con un personaggio illustrissimo, con un re o con il Papa. Però questo bambino ha un amico importantissimo che ha accesso ad ogni porta del palazzo. Allora lui va al palazzo con questo amico che sa parlare, lui si ferma fuori della porta, lascia entrare l’amico che parli per lui, poi quando esce lui dice: Amen! Questa è la preghiera in cui noi diciamo solo Amen! Sì Padre, sì alle cose che lo Spirito ti ha chiesto per me.
Prima di fare questa preghiera possiamo semplicemente dire: Spirito Santo intercedi per me secondo i disegni di Dio, e poi, Amen. Non succede niente? Benissimo! Ti sembra che non succeda niente perché tu pensi che la risposta debba avvenire secondo i tuoi schemi, non succede niente e tu pensi: Dio mi ha deluso! Dopo un pò di tempo ti accorgi che la cosa che chiedevi è avvenuta in un modo diverso da quello che tu ti aspettavi e ce l’hai lì.
Questo rinnovamento della preghiera deve portarci ad una conclusione pratica, deve rinnovare il rapporto tra preghiera e azione, tra contemplazione e azione e per azione intendo in questo momento tutto ciò che non è preghiera, anche qualora fosse l’evangelizzazione. Noi dobbiamo passare da un rapporto di giustapposizione, prima si prega e poi si agisce, ad un rapporto di subordinazione che consiste nel fatto che prima si prega e dopo si fa la cosa che Dio ci ha detto nella preghiera. Questo è il giusto rapporto, il rapporto che aveva Gesù.
Quando noi ci proponiamo di pregare e poi di agire secondo la volontà di Dio che è emersa dalla preghiera, allora tutto cambia, perché è Dio che prende in mano la situazione e non si passa all’azione finché in qualche modo non si è avuta una risposta dal Signore, attraverso la Bibbia, una profezia, una parola ispirata o anche il semplice discernimento o scambio di opinioni. E se dopo aver pregato non ci è chiara la risposta di Dio? Vedete, fratelli, quando noi consegniamo a Dio ogni nostro progetto, ogni possibile soluzione, quando ce ne distacchiamo pronti ad accettare la volontà di Dio qualunque essa sia, anche se la risposta non ci è chiara, se nel nostro cuore abbiamo rinnegato ogni nostra volontà, ogni nostra preferenza, a quel punto, qualunque cosa decidiamo di fare è nella volontà di Dio, perché noi prima l’abbiamo offerta a Lui.
La Chiesa non è una barca a remi, fratelli, mettiamocelo in testa, cioé una barca che avanza grazie alla forza di chi rema, questa è l’idea che noi inconsciamente ci siamo fatti della Chiesa, la Chiesa è una barca a vela che avanza grazie alla forza del soffio che spinge sulla vela, e la vela è la preghiera.
S. Caterina da Siena era a Roma per aiutare il Papa a rinnovare la Chiesa, verso la fine della vita, aveva con sé un gruppo di amici che condividevano con lei questa ansia di rinnovamento della Chiesa, e scrisse delle preghiere in questa circostanza. In una preghiera dice così:
“O dolcissimo amore, tu vedesti in te la necessità della Santa Chiesa e le hai apprestato il rimedio che le bisogna, esso è la preghiera dei tuoi servi dei quali tu vuoi che si faccia un muro, con il quale sostenere il muro della Santa Chiesa e questi sono quei servi ai quali lo Spirito santo infonde infuocati desideri per la riforma di essa stessa Santa Chiesa.”